giovedì 8 settembre 2011

Bari Trema. Ecco come alcune donne baresi facevano fortuna...

In tre anni di indacini oltre 100mila intercettazioni e decine di cellulari sotto controllo. Tanto da far tremare l'intera città di Bari. Città dalla quale venivano "inviate" la maggior parte delle ragazze ad Arcore, Palazzo Grazioli e Villa Cerstosa. La guardia di Finanza ha ascoltato e messo agli atti migliaia di telefonate e sms. Tantissime quelle tra Gianpaolo Tarantini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il contenuto dei file audio è blindato nelle 800 pagine dell'inchiesta della Procura di Bari sul presunto giro di escort che l'ex imprenditore dal premier. Tante donne (soprattutto baresi) erano una sorta di merce di scambio per Tarantini per accreditarsi negli ambienti della politica e dell'imprenditoria. Il suo obiettivo era ottenere appalti e favori. In cambio Gianpi organizzava cene e incontri con donne a pagamento.

Nei file sono contenuti di sicuro i contatti frequentissimi tra Gianpi e il Cavaliere. Il premier chiede più volte che gli siano portate nuove ragazze, scendendo anche in commenti che gli investigatori stessi giudicano "imbarazzanti". Tre i telefoni utilizzati dall'ex manager delle protesi. Uno di questi in particolare era riservato alle conversazioni con il premier. Gli altri servivano tra l'altro a curare gli affari con Valter Lavitola, il direttore dell'Avanti e per parlare con la moglie Angela Devenuto. Anche loro arrestati nell'ambito dell'inchiesta napoletana.

ALTRE 11 PERSONE NELLE INTERCETTAZIONI - Le 100mila intercettazioni riguardano però anche gli altri undici nomi, finiti nella lista degli indagati. Tra questi anche personaggi eccellenti appartenenti ai salotti dell'imprenditoria sia nazionale che locale. Prima del 15 settembre, quando saranno notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, tutto rimane top secret. Secondo indiscrezioni nelle carte si parla di cene a casa Berlusconi alla presenza dell'allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. E di imprenditori, come il pugliese Enrico Intini, che racconta di aver sfruttato la mediazione di Tarantini per essere ricevuto in pochi giorni da Bertolaso in persona che poi lo ha indirizzato a Finmeccanica. Le ipotesi di reato vanno dall'associazione a delinquere, al favoreggiamento della prostituzione e alla corruzione.

IL RUOLO DEL PM LAUDATI - L'inchiesta è quella che ha fatto finire il procuratore Antonio Laudati sotto la lente di ingrandimento del Csm che ieri ha disposto un'istruttoria completa per verificare presunte irregolarità nei tempi e nelle modalità delle indagini. Il consiglio superiore della magistratura ha fissato per il 22 settembre l'audizione di Laudati. Il 19 invece sarà ascoltato Giuseppe Scelsi, l'ex magistrato, passato ora alla Procura generale, che per primo indagò su Tarantini. È stato Scelsi ad accusare Laudati di averlo estromesso dall'inchiesta e di averne ritardato la conclusione.

BERLUSCONI DAI PM - Il premier, invece, sarà ascoltato martedì prossimo nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi. All'interrogatorio non saranno presenti i legali di Berlusconi: il codice non lo prevede per le persone informate sui fatti. Il procuratore Lepore valuterà con l'aggiunto Greco quali dei magistrati che stanno seguendo l'inchiesta dovranno recarsi con lui a Roma.


È successo tutto nell'estate 2010, un anno dopo le rivelazioni dell'inchiesta di Bari su quanto accadeva nelle residenze private di Silvio Berlusconi. È cambiata in tre mesi la vita di Gianpaolo Tarantini, dopo lo scossone provocato dal suo arresto avvenuto nel settembre 2009. Tra giugno e settembre si è affollata di personaggi che adesso compaiono anche in altre indagini, legati da un filo che porta proprio all' entourage più stretto del capo del governo. E per questo i magistrati napoletani vogliono capire se ci possa essere un disegno preciso dietro le apparenti coincidenze. Perché, come ha chiesto proprio a Tarantini il pubblico ministero Henry John Woodcock durante l'interrogatorio di sabato scorso, «non le sembrava strano che queste persone provvedessero a soddisfare tutte le sue esigenze, facendole persino nominare lo stesso avvocato del presidente del Consiglio?».
Finora si sa che Tarantini otteneva da Berlusconi 20 mila euro ogni mese per mantenersi, che erano a lui destinati gli altri 500 mila in un'unica tranche che il faccendiere Valter Lavitola ha tenuto cedendone solo 100 mila, che ha beneficiato di altri pagamenti sparsi e senza motivo apparente. Ma adesso si deve scoprire chi e perché si occupasse anche degli appartamenti, delle vacanze, delle scuole private per le sue figlie, tenendolo di fatto sotto costante «tutela». E allora bisogna tornare a settembre 2009 per ricostruire i passaggi della vicenda culminata in questi giorni con l'arresto per estorsione e l'accusa di aver ricattato Berlusconi insieme a sua moglie Nicla e allo stesso Lavitola, in cambio di un atteggiamento «pilotato» al processo di Bari sulla prostituzione.
Il 19 settembre 2009 Tarantini viene fermato per ordine dei magistrati baresi con l'accusa di spaccio di droga e dopo qualche giorno ottiene gli arresti domiciliari. Indica come residenza un appartamento che si trova a Roma, in via Lazio 6. È un palazzo antico, a due passi da via Veneto dove vive con la moglie e le due figlie piccole. Ma nel giugno del 2010 decide di cambiare casa. È ancora detenuto e chiede il permesso di potersi trasferire in via Gramsci, altra splendida strada nel cuore dei Parioli, elegante quartiere romano. Proprio in quel periodo entra in stretti rapporti con Lavitola. «Ci siamo conosciuti perché i nostri figli vanno tutti a scuola a Villa Flaminia», spiega Tarantini ai magistrati. Ma ora si vuole capire come è avvenuto esattamente il contatto, visto che l'imprenditore pugliese è tornato in libertà il 23 agosto di quell'anno. E come mai Lavitola - che con Berlusconi aveva già un legame consolidato - si sia di fatto messo a disposizione della coppia, intrecciando anche una relazione sentimentale con la donna.

Gianpaolo Tarantini in una foto d'archivio (Ansa)
Gianpaolo Tarantini in una foto d'archivio (Ansa)
La casa di via Gramsci, si scopre ora, gliela procura Gianluca Tricarico, immobiliarista molto legato ad Alfonso Papa, il parlamentare Pdl tuttora in carcere per l'inchiesta cosiddetta P4. «Non conosco Papa», ha giurato Tarantini. Ma anche questa circostanza dovrà essere approfondita, tenendo conto che per la dimora ai Parioli la coppia Tarantini versa 2.000 euro mensili a fronte di un prezzo di mercato che ne prevede oltre il doppio. Proprietaria della casa è la signora Daniela Semeraro che dovrà chiarire i termini del contratto di locazione, anche per verificare se ci sia qualcuno che versa una differenza o se questo prezzo di favore è stato ottenuto per motivi particolari. Ma soprattutto scoprire quale sia l'aggancio che ha fatto incontrare Tarantini e Tricarico.
Capitolo a parte riguarda gli avvocati. Afferma Lavitola nel comunicato reso pubblico due giorni fa: «Quando ho conosciuto Tarantini era assistito dall'avvocato D'Ascola, con il quale non andava d'accordo, e la prima richiesta che mi avanzò fu quella di aiutarlo a sostituire il legale». D'Ascola - che condivide lo studio romano con il difensore del premier Nicolò Ghedini - era stato nominato da Tarantini nell'inchiesta sulle escort ed effettivamente è stato revocato nel settembre 2010, vale a dire mentre Tarantini cominciava a ricevere i 20 mila euro al mese. Al suo posto è arrivato Giorgio Perroni, che di Berlusconi è difensore nel pool creato per seguire il processo di Milano sulle feste ad Arcore.
«L'interrogatorio di oggi servirà a mettere a fuoco e spiegare ogni dettaglio», anticipa Alessandro Diddi, l'attuale difensore di Tarantini, che poi aggiunge: «Lui ha tutto l'interesse a dire la verità e tornare a casa».

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